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PRAGMATIC DECREE OF CHARLES III OF 6 OCTOBER 1759 |
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PRAGMATIC DECREE OF CHARLES III OF 6 OCTOBER 1759
"NOI CARLO III, per la grazia di Dio Re di Castiglia, Leone, Aragona, delle, Due Sicilie, Gerusalemme, Navarra, Granata, Toledo, Valenza, Galizia, Majorca, Siviglia, Sardegna, Cordova, Corsica, Murcia, Jaen, Algarves, Algezira,Gibilterra, delle Isole Canarie, delle Indie Orientali ed Occidental�, delle Isole e Continente dei Mare Oceano; Arciduca d'Austria; Duca di Borgogna, Brabante, Milano, Parma, Piacenza e Castro; Gran Principe Ereditario di Toscana, Conte di Abspurg, Fiandra, Tirolo e Barceliona; Signore di Bistaglia e Molina, ecc., ecc.. Fr� le gravi cure, che la Monarchia delle Spagne e delle Indie, dopo la morte dell'amatissimo mio Fratello il Re Cattolico Ferdinando VI, Mi ha recate, � stata quella, che � venuta dalla notoria imbecillit� della mente del mio Real Primogenito. Lo spirito dei trattati di questo secolo nostra, che si desideri dall'Europa, quando si possa eseguire senza opporsi alla giustizia, la divisione della potenza Spagnuola dall'Italiana. Vedendomi perci� nella convenienza di provveder di legittimo successore I miei stati italiani nell'atto di passare alla Spagna, e di sceglierlo tra i molti figli, che Dio Mi ha dato, mi trovo nella urgenza di decidere qual dei Miei figli sia presentemente quel secondogenito atto al governo dei popoli, nel quale ricadano gli Stati Italiani senza l'unione delle Spagne e delle Indie. Questa convenienza per la quiete di Europa, che voglio avere, perch� non sia chi si allarmi nel vedermi indeciso continuare nella mia persona la Potenza Spagnuola ed Italiana, richiede che fin da ora lo prenda il mio partito rispetto all'Italia. Un Corpo considerabile composto da Me dei Miei Consiglieri di Stato, di un Camerista di Castiglia che qui si trova, della Camera di S.Chiara del Luogotenente della Sommaria di Napoli, e di tutta la giunta di Sicilia, assistito da sei Medici da Me deputati, mi ha riferito, che per guanti esami, ed esperienze abbia fatto, non ha potuto provare nell'infelice Principe uso di Ragione, n� principio di discorso, o giudizio umano e che tale essendo stato fin dall'Infanzia, non solamente non � capace n� di Religione, n� di Raziocinio presentemente, ma neppure apparisce ombra ni speranza per l'avvenire; conchiudendo questo Corpo il suo parere uniforme, che non si deve di Lui ,pensare, e disporre come alla Natura, al Dovere, ed all'affetto paterno si converrebbe. Vendendo Io dunque in questo momento fatale cadere per Divina Volont� il Diritto e la Capacit� di Secondogenito nel mio Terzogenito per natura l'Infante Don Ferdinando, ed insieme la di Lui et� pupillare, a lui, ed alla Lui tutela ho dovuto pensare per la traslazione dei miei Stati Italiani, come Sovrano, e Padre, che non stimo di esercitare la Tutela e la Cura dei Figlio, che divenga Sovrano Italiano, mentre lo lo sono di Spagna. Costituito dunque l'Infante Don Ferdinando mio Terzogenito per natura nello stato d� ricevere da Me la cessione degli Stati Italiani, passo in primo luogo, ancorche forse senza necessit�, ad emanciparlo con questo Presento mio Atto, che Io voglio riputato il pi� solenne, e con tutto il vigore di Atto legittimo, anzi di Legge e voglio che Egli sia fin da ora libero non solamente della mia Potest� Paterna, ma ancora dalla Somma e Sovrana. In secondo luogo stabilisco ed ordino il Consiglio di Reggenza per la pupillare e minore Et� di esso mio Terzogenito, che debbe essere Sovrano dei miei Stati, e Padrone dei Miei Beni italiani, acci� amministri la Sovranit�, ed il Dominio durante l'Et� Pupillare, e minore col metodo da Me prescritto in una ordinazione di questo stesso giorno firmata di Mia mano, sugellata col mio sugello, e referendata dal mio Consiglieri e Segretario di Stato dei Dipartimento di Stato, e della casa Reale; la quale ordinazione voglio che sia e s'intenda parte integrale di questa, e si riputi in tutto, e per tutto qui ripetuta, acci� abbia la stessa forza di Legge. In terzo luogo decido, e costituisco per Legge stabile e perpetua dei miei Stati e Beni Italiani, che l'Et� maggiore di quelli, che dovranno come Sovrani e Padroni averne la libera amministrazione, sia il decimosesto anno compito. In quarto luogo, voglio egualmente per legge costante e perpetua della successione dell'INFANTE DON FERDINANDO, anche a maggiore spiegazione delle Ordinazioni anteriori, che la successione sia regolata a forma de primogenitura col diritto di rappresentazione nella discendenza mascolina di maschio in maschio. A quello della linea retta, che manchi senza figli maschi, dovr� succedere il primogenito maschio di maschio della linea prossima all'ultimo regnante, di cui sia zio paterno o fratello od in maggior distanza, purcb� sia primogenito nella sua linea nella forma gi� detta, e sia nel ramo, che prossimamente si distacca, o si � distaccato dalla linea retta primogeniale dell'INFANTE DON FERDINANDO, o da quella dell'ultimo regnante. Lo stesso ordino nel caso di mancare tutti i Maschi di Maschio della Discendenza dell' istesso INFANTE DON FERDINANDO mascolina, e di Maschio di Maschio, rispetto all'INFANTE DON GABRIELE Mio Figlio, al quale dovr� allora passare la Sucessione, e nei di Lui Discendenti Maschi di Maschio, come sopra. In mancanza di esso INFANTE DON GABRIELE, e dei di Lui discendenti Maschi di Maschio, collo stesso ordine passer� la Successione nell'INFANTE DON ANTONIO, e suoi Discendenti Maschi di Maschio come sopra. Ed in mancanza di questo, e della di Lui Discendenza Mascolina di Maschi di Maschio, la Sucessione collo stesso ordine passer� all'INFANTE DON SAVERIO e dopo Esso e la di Lui Discendenza tale Mascolina, come sopra agli altri Infanti Figli, che Dio mi desse, secondo l'ordine della natura e Loro Discendenze tali Mascoline. Estinti tutti i Maschi di Maschio, nella Mia Discendenza, dovra succedere quella femmina del angue e dell'agnazione, che al tempo della mancanza sia vivente, o sia questa mia Figlia o sia d'altro Principe Maschio di Maschio della mia Discendenza, la quale sia la pi� prossima all'ultimo Re, ed all'ultimo Maschio dell'agnazione, che manchi, o di altro Principe, che sia prima mancato. Sempre ripetuto, che nella Linea retta sia osservato il diritto de Rappresentazione col quale la prossimit�, e la qualit� di Primogenitura si misuri, e sia essa dell'Agnazione. Rispetto a questa ed ai Discendenti Maschi di Maschio di Essa che drovanno succedere, si osservi l'ordine stabilito. Anche questa mancando vada la successione al Mio Fratello INFANTE DON FILIPPO, e suoi Discendenti Maschi di Maschio in infinito. E questi ancora mancando, all'altro Mio Fratello INFANTE DON LUIGI, e suoi Discendenti Maschi di Maschio; e dopo mancati questi alla Femmina dell'Agnazione coll'ordine prescritto di sopra. Ben inteso, che l'ordine di Successione da Me prescritto non mai possa portare l'unione della Monarchia di Spagna colla Sovranit� e Domani Italiani. In guisa che o i Maschi o le Femmine di mia Discendenza di sopra chiamati, siano ammessi alla Sovranit� Italiana, sempre che non siano Re di Spagna o Principi di Asturia dichiarati gi�, o per dichiararsi quando si altro Maschio, che possa succedere in vigor di questa ordinazione negli Stati e Beni italiani. Non essendovi, dovra il Re di Spagna, subito che Dio lo provvegga di un altro Maschio Figlio, o nipote o pronipote, a questo trasferire gli Stati e Beni Italiani. Stabilit� cos� la Successione della mia Discendenza negli Stati e Beni Italiani, raccomando umilmente a Dio L'INFANTE DON FERDINANDO, e dandogli la mia Paterna Benedizione ed inculcandogli la Religione Santa Cristiana Cattolica, la giustizia e la Mansuetudine, la Vigilanza, l'Amor dei Popoli, i quali sono, per avermi Fedelmente servito ed obbedito benemeriti della mia Casa Reale; cedo, trasferisco e dono all'istesso INFANTE DON FERDINANDO mio figlio Terzogenito per natura, i Regni delle Sicilie, e gli altri miei Stati, e Beni, e la Ragioni, e Diritti e Titoli, e le azioni Italiane e cedo all'istesso in questo punto la piena tradizione, sicch� in Me non rimanga alcuna parte di essi. Egli per�, sin dal momento, nel quale lo partir� da questa capitale, potr� col Consiglio di Stato e di Reggenza amministrare tutto quel che sar� da Me a Lui trasferito, ceduto e donato. Spero che questa Mia legge d� Emancipazione, di Costituzione di Et� maggiore, d� Destinazione di Tutela, e di Cura del Re pupillo e minore, Di Successione, nei detti Stati e Beni Italiani, di cessione e donazione, ridonder� in bene dei Popoli, in tranquillit� dell Mia Famiglia Reale, finalmente contribuira al riposo di tutta anche l'Europa. Sar� la presente Ordinazione sottoscritta da Me, e dal Mio Figlio INFANTE DON FERDINANDO, munita del Mio Suggello, e referendata dagl'infrascritti Consiglieri e Segretari di Stato, anche nella qualit� di Reggenti, e Tutori dello istesso Infante Don Ferdinando. Napoli sei Ottobre Mille Settecento cinquantanove. CARLO. FERDINANDO. |
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